Gli scenari, i protagonisti, i luoghi, la sociologia dei gruppi, la rappresentazione
simbolica, il mito e la memoria collettiva: da dove cominciare quando si vuoi ricostruire una vicenda come la rivolta di Masaniello che dal luglio 1647 all'aprile dell'anno successivo coinvolse la capitale e
l'intero territorio del Regno di Napoli e che ebbe una risonanza di vastissime proporzioni nello spazio e nel tempo? E allora vale ancora la pena, forse, partire dal personaggio principale di quel dramma
collettivo, da Masaniello appunto, che una lunga tradizione ha identificato totalmente con l'evento. Sappiamo oggi che il capopopolo napoletano fu solo una parte di quell'evento. Sappiamo che i moti
masanielliani costituiscono solo la prima fase di una rivolta assai più complessa: dopo la morte di Masaniello, essa interessò anche le province del Mezzogiorno dove assunse caratteristiche antifeudali oltre
che antifiscali; alla fine di ottobre 1647 fu proclamata la "Real Repubblica Napolitana" e iniziò un' ulteriore fase di vera e propria ribellione alla Spagna che si concluse solo nell'aprile 1648 con
l'ingresso trionfale delle truppe del Re Cattolico, comandate da Giovanni d'Austria, a Napoli. Sappiamo infine che l'agiografia é la mitografia del personaggio Masaniello non hanno giovato né ad una più
precisa ricostruzione del moto né all'identificazione del ruolo realmente svolto dal capopopolo nelle giornate del luglio 1647. Eppure, nonostante tutto, la più spregiudicata e critica storiografia, la
meritoria operazione di demitizzazione ripresentano integralmente, alle soglie del Duemila, il problema Masaniello. Alla domanda: -Chi era costui? -rispondiamo ancora con schegge, frammenti, spezzoni di notizie,
riferimenti ad un universo documentario e critico di difficilissima lettura: in altri termini, siamo costretti a situarci in quella delicatissima zona di confine tra rappresentazione storica e rappresentazione
mitica, che ci consente, tuttavia, di "dare a Cesare quel che è di Cesare", di restituire cioè a Masaniello il posto che merita nella tormentata storia del Mezzogiorno e di storicizzare motivi,
contesti, spinte della mitizzazione del personaggio. Tommaso Aniello nasce il 29 giugno 1620 in vico Rotto, nelle vicinanze della Piazza del Mercato di Napoli, primogenito di Francesco D'Amalfi e Antonia
Gargano. D'Amalfi dunque è il patronimico e non il riferimento al luogo d'origine. L'ambiente dell'infanzia è [...] un intrico di vicoli, di taverne, dominato dalla prostituzione e dal contrabbando, al centro
la piazza del Mercato, in cui al piccolo Tommaso è dato assistere di frequente alle esecuzioni capitali, all'arrivo del corteo che dal luogo di detenzione accompagnava il reo al patibolo, all'esecuzione vera e
propria, all'esposizione del cadavere. [...] Nella piazza disponevano i loro banchi i venditori ambulanti difrutta, i salmatari o ortolani; spesso venivano eretti palchi per i cerretani ed i saltimbanchi, dove
si facevano balli, e commedie, le quali colla loro rozzezza e coi modi satirici ed osceni ricordavano le antiche favole Atellane. Intorno alla piazza una miriade di vicoli: quelli del quartiere Conceria, regno
delle corporazioni dei Conciapelli; il lato settentrionale con vicoli, vicoletti e fondachi [...]. La
famiglia del nostro personaggio è modesta ma non poverissima. Il padre, Francesco D'Amalfi, è alle dipendenze dei grossisti di pesce, trasportatore e venditore al minuto. Antonia Gargano, incinta di Masaniello
prima di contrarre matrimonio, svolge lavori domestici; forse, fila* anche e lava la biancheria per i monasteri e i conventi vicini. Dei due fratelli minori, il secondo, Francesco, muore ancora bambino. Anche
l'abitazione è modesta ma decorosa [...]. La casa dei D'Amalfi ha una collocazione strategica: fra la pietra del Pesce, dove si riscuote la gabella sui prodotti ittici, e Porta Nolana, sede della riscossione
del dazio sulla farina. Fin da ragazzo l'occupazione prevalente di Masaniello è il contrabbando [...]. Nel 1646 la fama di Masaniello come contrabbandiere di professione era consolidata nel giro del Mercato.
Gli episodi documentati non mancano: si tratta, in generale, di contrabbando per la nobiltà feudale come la marchesa di Brienza, Diomede Carafa duca di Maddaloni, ecc. Da costoro Masaniello è ripagato assai
male: molto spesso è trattato come schiavo. La reazione non si farà attendere: e si scaricherà, come vedremo, nell'odio del capopopolo verso i Carafa di Maddaloni. Per contrabbando Masaniello, insieme alla
moglie Bernardina Pisa, sposata nel 1641, è anche arrestato e rinchiuso nella prigione del Grande Ammiraglio.
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